“La mente razionale è la modalità di comprensione della quale
siamo solitamente coscienti: dominante nella consapevolezza e nella
riflessione, capace di ponderare e di riflettere. Ma accanto a essa
c’è un altro sistema di conoscenza – impulsiva e potente, anche
se a volte illogica, c’è la mente emozionale…
La dicotomia
emozionale/razionale è simile alla popolare distinzione fra “cuore”
e “mente”; quando sappiamo che qualcosa è giusto “con il
cuore” la nostra convinzione è di un ordine diverso – in qualche
modo è una certezza più profonda – di quando pensiamo la stessa
cosa con la mente razionale…
Spesso – forse
quasi sempre – queste due menti sono perfettamente coordinate; i
sentimenti sono essenziali per il pensiero razionale, proprio come
questo lo è per i sentimenti. Ma quando le passioni aumentano
d’intensità, l’equilibrio si capovolge: la mente emozionale
prende il sopravvento, travolgendo quella razionale“.
La mente emozionale,
tuttavia, non funziona allo stesso modo di quella razionale: è più
antica, sfugge al controllo cosciente ed è capace di influenzare
notevolmente i nostri pensieri. Del resto, la mente razionale si è
evoluta nel corso dei millenni proprio a partire dal nucleo
emozionale.
Già, le emozioni
hanno il potere di disorganizzare il pensiero. Ecco perché è tanto
importante imparare ad armonizzare pensiero ed emozione.
“In un certo
senso, abbiamo due cervelli, due menti – e due diversi tipi di
intelligenza: quella razionale e quella emotiva. Il nostro modo di
comportarci nella vita è determinato da entrambe: non dipende solo
dal Q.I., ma anche dall’intelligenza emotiva, in assenza della
quale, l’intelletto non può funzionare al meglio. La
complementarietà del sistema limbico e della neocorteccia,
dell’amigdala e dei lobi prefrontali, significa che ciascuno di
essi è solitamente una componente essenziale a pieno diritto della
vita mentale. Quando questi partner interagiscono bene,
l’intelligenza emotiva si sviluppa, e altrettanto fanno le capacità
intellettuali“.
Come
fa il nostro cervello a capire le negazioni?
La negazione in
generale è una funzione tipica del linguaggio umano, ed è
considerata come un’esigenza universale pragmatica per le
particolari esigenze comunicative a cui risponde. Tuttavia, fino ad
oggi è sempre stato dato per scontato che la parola "non"
non fosse percepita dal cervello come rappresentazione mentale.
Il nostro cervello,
lavora in maniera molto particolare: riceve ogni giorno migliaia di
comandi consci e incosci, che si rafforzano continuamente. Il
cervello prende le cose alla Lettera,
esattamente come gliele dici. Purtroppo, questo accade anche nel caso
di negazioni. Quindi, se abbiamo un pensiero o diamo al nostro
cervello un comando negativo come “non riesco a fare quella
cosa”, queste istruzioni saranno recepite e il Tuo cervello
farà del suo meglio per eseguire questi comandi alla perfezione e
Tu, pur con tutti gli sforzi di questo mondo, non riuscirai a fare
quella cosa. Anzi, Ti arrenderai ancor prima di aver provato.
Il nostro cervello
tende a “risparmiare energia” (economia cognitiva) e odia tutto
ciò che è ambiguo e poco chiaro.
Per questo cerca
tutte le scorciatoie possibili e tenta di rifugiarsi in una
“sicurezza fittizia”… fittizia perché in questo mondo davvero
poche cose sono sicure e certe.
La stessa cosa
funziona quando usiamo negazioni rivolte verso noi stessi: non
sono capace….non riesco…..non ce la faccio….ecc. Il Tuo
cervello elabora le informazioni che ha ricevuto e crea le
connessioni, che con il passare del tempo si rafforzano, sino a
diventare delle vere e proprie Convinzioni Limitanti.
Se vuoi ottenere dei
risultati, qualsiasi campo Tu voglia intraprendere, devi
continuamente “nutrire il Tuo cervello di pensieri positivi”.
Trasforma ogni
negazione in qualcosa di positivo. Per esempio: “non ci
riesco”…..fallo diventare “Io posso farcela”.
La massima di John
Dryden è: “Prima
noi ci formiamo delle abitudini, e poi loro formano noi”.
Fonte: D. Goleman,
Intelligenza emotiva
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