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giovedì 23 gennaio 2020

L'Intelligenza Artificiale prevarrà sull'Uomo?






Quando si parla di Intelligenza Artificiale (IA), si pensa subito a tecnologie all’avanguardia, a robot in grado di comprendere e decidere le azioni da compiere e di un mondo futuristico in cui macchine e uomini convivono. In realtà, l’Intelligenza Artificiale e il suo utilizzo sono molto più reali di quanto si possa immaginare e vengono oggi utilizzati in diversi settori della vita quotidiana. Si tratta tuttavia di utilizzi meno invasivi di quello che si pensa o di quanto viene mostrato spesso dai film di fantascienza che hanno trovato nel tema dell’Intelligenza Artificiale lo spunto per molte serie più o meno di successo.

In realtà la IA è già un fenomeno di massa, una parte integrante della nostra quotidianità. basta pensare alla tecnologia che usiamo tutti i giorni. Durante le conferenze, ad esempio, appare evidente che le persone si figurano l’Intelligenza Artificiale come una sorta di androide che arriva, un po’ come in Guerre Stellari. Niente di più lontano. Se usiamo Netflix per vedere una serie tv, Amazon per fare degli acquisti, un qualsiasi motore di ricerca, i vari strumenti di riconoscimento vocale che vengono regolarmente utilizzati, dagli smartphone ai sistemi di sicurezza, si basano su algoritmi tipici dell’Intelligenza Artificiale. E perfino se scattiamo una foto con il cellulare, dietro ci sono spesso applicazioni dell’Intelligenza Artificiale.

Tutti continuano a concentrarsi sull’IA come se fosse un pericolo costante per la nostra società. Eppure creerà valore economico, e quindi lavoro. E migliorerà la qualità della vita. Da questo punto di vista dobbiamo prendere spunto dal mondo industriale, dove la robotica ha avuto un impatto significativo fin dagli anni Sessanta del secolo scorso. Oggi la transizione non riguarda più tanto la sostituzione dell’essere umano, ma l’impiego dei dati in maniera totalmente diversa.»

Uno dei principali passi avanti nella storia dell’Intelligenza Artificiale è stata fatta quando si sono potuti ricreare degli algoritmi specifici, in grado di far migliorare il comportamento della macchina (inteso come capacità di agire e prendere decisioni) che può così imparare tramite l’esperienza, proprio come gli esseri umani. Sviluppare algoritmi in grado di imparare dai propri errori è fondamentale per realizzare sistemi intelligenti che operano in contesti per i quali i programmatori non possono a priori prevedere tutte le possibilità di sviluppo e i contesti in cui il sistema si trova a operare. Tramite l’apprendimento automatico (machine learning), quindi, una macchina è in grado di imparare a svolgere una determinata azione anche se tale azione non è mai stata programmata tra le azioni possibili.

Se fino a pochi anni fa il principale problema di tutti gli scienziati coinvolti nella ricerca relativa all’Intelligenza Artificiale era quello di poter dimostrare la realistica possibilità di utilizzare sistemi intelligenti per usi comuni, oggi che questo obiettivo è ampiamente raggiunto ci si chiede spesso quale possa essere il futuro dell’Intelligenza Artificiale. Sicuramente molta strada deve essere ancora fatta, sopratutto in determinati settori, ma la consapevolezza che l’Intelligenza Artificiale oggi rappresenta una realtà e non più un’ipotesi, i dubbi sono soprattutto relativi alle diverse possibilità di utilizzo dei sistemi intelligenti e al loro impatto sul tessuto sociale ed economico. E se da un lato l’entusiasmo per l’evoluzione tecnologica è sicuramente molto evidente in diversi settori, dall’altro la paura che a breve le macchine potrebbero sostituire del tutto l’uomo in molti luoghi di lavoro si è insinuata in maniera sempre più insistente nelle menti di molti.

Con l’uso massivo dell’Intelligenza Artificiale sarà possibile perdere ulteriori posti di lavoro ma è anche vero che si apriranno sempre più strade per la realizzazione di nuove tipologie di figure professionali. Ma il contrasto tra uomo e macchina è un settore molto più ampio che non è solo relativo all’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale e dei sistemi intelligenti, ma anche e soprattutto relativo alla morale e all’etica lavorativa e al corretto utilizzo delle macchine nel rispetto dell’uomo. Probabilmente la direzione che si prenderà non è ancora ben delineata, ma potrà portare a una nuova rivoluzione culturale e industriale.




giovedì 31 ottobre 2019

Nella mente dei robot



                                   Una macchina può pensare?



Dopo anni di discussioni, oggi anche i più scettici sono costretti a constatare la capacità di dialogo e di pensiero da parte dei robot.


Ma quelle emozioni e sensazioni forti che ognuno di noi ha immagazzinato nella propria mente, come la paura di calciare un rigore in una finale o ancora il primo bacio o il primo giorno di scuola alle elementari, quei ricordi che vengono evocati da un piatto tipico che ti preparava la mamma da piccolo facendoti riemergere momenti fantastici dell’infanzia, i robot possono provarli?


In un’intervista il fisico S.Fusi dichiara che «Anche nelle macchine si possono simulare le emozioni»
Sono un particolare aspetto del nostro stato mentale, e sono “speciali” perché più difficili da controllare. Se abbiamo paura è per sopravvivere, per questo i ricordi associati a esperienze traumatiche non sono così facili da sovrascrivere. Ma non c’è motivo per cui una macchina non possa provare emozioni, compresa la paura. Anche se forse robot di questo tipo riusciremo a costruirli tra vari decenni.

Le prime prove che portarono a propendere a favore della capacità di pensiero riguardavano i risultati della teoria della computazione: la prima era la tesi di Church secondo la quale ogni funzione che sia effettivamente calcolabile è ricorsivamente computabile, mentre il secondo è altrettanto importante ed è l’esperimento di Turing secondo il quale una funzione ricorsivamente computabile è calcolabile attraverso una macchina manipolatrice di simboli ben programmata. La storia delle macchine pensanti ebbe inizio nella seconda metà del Novecento.

L’esempio calzante che ognuno di noi ha presente è “SIRI”, l’assistente digitale sviluppato dalla Apple presente nei dispositivi iOs. É un software per il riconoscimento e l’iterazione vocale. È in grado non solo di rispondere alle nostre domande ma anche di elaborare sms, organizzare appuntamenti, fare chiamate vocali e di fare ricerche su internet. Un vero e proprio sistema di apprendimento automatico dotato addirittura di ironia.

L’umanità, ormai, si trova sulla soglia di un’era nella quale robot, bot, androidi e altre manifestazioni dell’intelligenza artificiale sembrano sul punto di lanciare una nuova rivoluzione industriale, suscettibile di toccare tutti gli strati sociali. La robotica e l’intelligenza artificiale promettono di portare benefici in termini di efficienza e di risparmio economico non solo in ambito manifatturiero e commerciale, ma anche in settori quali i trasporti, l’assistenza medica, l’educazione e l’agricoltura, consentendo di evitare di esporre esseri umani a rischi e condizioni pericolose, come nel caso della pulizia di siti contaminati da sostanze tossiche. Il problema della responsabilità in caso di danni provocati da robot o umanoidi può sembrare troppo avveniristico ma in realtà non è così perché già si stanno producendo prototipi che presto verranno avviati non solo nel mondo produttivo ma anche in quello sociale, si pensi ad esempio al recente prototipo di robot per l’amministrazione del condominio.




Fonte: https://magazine.liceoattiliobertolucci.org/