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giovedì 18 luglio 2019

La Vita è Prigioniera dell’illusione




Come dunque è cresciuta questa strana follia del mondo che fa sì che l’uomo si ostini su ciò che non esiste, trascurando completamente ciò che è?” Asanga

Nell’esperienza ordinaria siamo abituati a distinguere tra un Soggetto ed un Oggetto: io guardo un albero e “stabilisco” che io sono il Soggetto e l’albero è l’Oggetto. Ad un attento esame è però facile notare che entrambi siamo parte di una rappresentazione mentale, al di fuori della quale è impossibile uscire.

All’interno di questa Rappresentazione, ci sono io e tutto ciò che io reputo essere “fuori” di me. L’Errore consiste nel mio identificarmi solo con un lato della Rappresentazione, quello che definisco col nome di “io”. L’Essere reale non è dunque l’io, ma il Testimone dell’intera Rappresentazione della quale l’io è solo una delle parti.

Dobbiamo dunque riconoscere che siamo precipitati in una realtà illusoria che crea la convinzione d' un io individuale e d' una realtà esterna all’io. Il Testimone è prigioniero di questa realtà illusoria la cui natura caotica è ordinata dalle categorie, altrettanto irreali, del Tempo e dello Spazio.
Gli oggetti non sono dunque che pensiero, ma laddove c’è un oggetto, sorge necessariamente il soggetto e l’illusione della dualità. Pensante, pensato e pensiero sono solo tre aspetti di un’unica realtà.

Quindi l’io empirico, per dirla in termini buddhistici, è vittima dell’Ignoranza metafisica (Avidya) per cui non riconosce che tutto è pensiero, un pensiero senza soggetto ed oggetto. Buddha asseriva che era una inutile perdita di tempo indagare sulla natura metafisica di queste considerazioni, ma che bisognava dirigere tutto il proprio sforzo a liberarsi da questa condizione: se un guerriero è gravemente ferito con una freccia conficcata nel corpo, non si mette a chiedere chi ha scoccato la freccia, chi era suo padre, chi era sua madre, se fosse ricco o povero etc.etc… ma ogni suo sforzo deve essere concentrato ad estrarre la freccia.

Il primo passo per liberarsi da questa condizione consiste nella reale acquisizione della consapevolezza che tutto è mentale, che non vi è nulla di esterno alla mente. Il punto più difficile da superare è la convinzione che esistano molti “io” che hanno la medesima rappresentazione, cioè molti e diversi esseri senzienti.
In realtà, come dice Fichte, nel momento dell’Errore in cui l’Io pone se stesso, nasce immediatamente il Non-Io e l’Io, limitato dal Non-Io, si frammenta nella molteplicità degli esseri senzienti.

Il cammino verso la Liberazione non ci sarà dunque indicato da nessuna Religione, ma è una Scienza, una Scienza molto antica e reale, in quanto, nella storia dell’Umanità, alcuni uomini lo hanno percorso per intero ed hanno raggiunto il traguardo.



http://decamentelibera.blogspot.com

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