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domenica 8 dicembre 2019

Telomeri e Longevità - scoperto l'elisir di lunga vita

                                                            Rallentare l’Invecchiamento




Elizabeth Blackburn è stata premiata per aver scoperto che l’invecchiamento è legato ai telomeri, i “cappucci” che proteggono le punte dei cromosomi.
E qui spiega come farli durare di più.

Osservando al microscopio il Tetrahymena la biochimica australiana Elizabeth Blackburn ha trovato la data di scadenza che tutti gli animali, uomo compreso, portano scritta nelle loro cellule. Insomma, il segreto dell’invecchiamento cellulare. Una scoperta che le è valsa il premio Nobel nel 2009, e che oggi è il fondamento di una nuova scienza della longevità

Tutto parte dal mistero risolto dalla Blackburn: a cosa servono le estremità finali dei cromosomi, dette telomeri? La scienziata ha capito che quelle strane sequenze ripetute di basi di Dna che “incappucciano” le estremità dei cromosomi – che nel 1971 il biologo russo Alexey Olovnikov battezzò “telomeri”, dal greco tèlos, fine, e mèros, parte – hanno la stessa funzione dei cilindretti di plastica alle estremità dei lacci da scarpe: proteggono il “laccio” a doppia elica del Dna e gli impediscono di sfilacciarsi durante momenti delicati e instabili come le divisioni cellulari.

Col passare del tempo, le nostre cellule continuano a dividersi rinnovando gli organi e i tessuti. Ma – a meno di non essere cancerose – non possono farlo all’infinito: prima o poi non riescono più. A quel punto, sono invecchiate: perdono molte delle loro funzioni (i globuli bianchi non riescono più a identificare gli invasori da aggredire, per esempio) e muoiono, causando anche l’invecchiamento degli organi. L’invecchiamento di una cellula dipende dai suoi telomeri: a ogni divisione cellulare, i telomeri delle cellule figlie sono più corti rispetto a quelli della cellula madre, e così via. Quando questi continui sminuzzamenti rendono il telomero un moncherino quasi inesistente, la cellula non si divide più

«In realtà io e il mio team abbiamo scoperto che esiste un piccolo bricoleur che ripara le punte dei cromosomi: è un enzima che abbiamo chiamato telomerasi. Provvidenziale, perché – in certe condizioni – permette ai telomeri di riallungarsi, posponendo, così, la morte delle cellule. È proprio per questo motivo che mentre ha senso commissionare l’analisi del genoma, dove i geni che vengono sequenziati non cambiano, oggi è inutile far analizzare i propri telomeri: possono variare nel tempo, anche nel giro di pochi mesi».

Come si evita che i telomeri si accorcino troppo?
«Da un lato stando attenti a ciò che li fa accorciare, e dall’altro conoscendo ciò che, appunto, può aumentare la produzione dell’enzima telomerasi. A oggi è ancora impossibile produrre un “elisir di giovinezza” che alzi artificialmente la telomerasi, perché si rischia che le cellule non smettano più di dividersi, ossia il cancro. Si può però puntare su una difesa naturale dei telomeri. Ad esempio con l’esercizio fisico: uno studio su 1.200 coppie di gemelli, che ci permette quindi di isolare gli effetti dell’esercizio fisico dai fattori genetici, mostra che il gemello più attivo ha telomeri più lunghi di quello inattivo. Le cause possono essere molteplici. Una di queste è un ormone che i muscoli rilasciano dopo l’esercizio fisico, l’irisina: brucia i grassi e protegge le ossa. L’attività fisica, inoltre, incrementa l’azione rigeneratrice della telomerasi. Abbiamo visto che anche un esercizio moderato, come quello della bicicletta, eseguito tre volte la settimana per tre quarti d’ora, in sei mesi raddoppia l’attività della telomerasi».

Quanto aiuta la restrizione calorica – quella delle “diete lampo” di oggi che comprendono anche il digiuno – ad allungare i telomeri?
«È inutile focalizzarsi sulle calorie. A contare è ciò che si mangia: una dieta con basso contenuto di zuccheri migliora la nostra salute metabolica interna, che è più importante del peso. Non sono certo l’unica a tessere l’elogio della dieta mediterranea, ma caso vuole che sia proprio il tipo di dieta che aiuta i telomeri, soprattutto per via degli Omega-3».



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