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sabato 27 aprile 2019

Trovate un motivo per essere felice perché la felicità è una scelta




L'ossessione per la ricerca della felicità diventa la nostra gabbia; essere felici è una scelta, uno stato mentale, non un'emozione. Essere felici fa paura…
"Avere successo vuol dire ottenere quello che vuoi, essere felici significa volere quello che si ha". Quando siamo ossessionati da qualcosa, come il diventare una persona di successo, l'ossessione si trasforma nella nostra stessa gabbia.

La felicità è una scelta ma anche l'infelicità lo è. Ma la felicità non è gratis, anzi! Costa moltissimo! Costa rinunciare al lamentarsi, all’essere ripiegati su se stessi; costa avere il coraggio di fidarsi mettendo in discussione le proprie certezze; costa avere come obiettivo il massimo e non accontentarsi mai del mediocre. È un cammino quotidiano e costante, per temerari e coraggiosi.

Più cerchiamo in tutti i modi di essere felici, meno ci godiamo quello che abbiamo. Spesso pensiamo che la formula per il successo ci renderà felici, ma la costante ed eterna, ossessiva, morbosa ricerca della felicità ci rende schiavi anziché liberi. In poche parole: rimaniamo insoddisfatti e questo ci impedisce di essere positivi e, di riflesso, di diventare felici.

Questo è ciò che in psicologia viene definito il paradosso della felicità: quando la persegui, non lo raggiungi. Essere felici nonostante tutto è un sottoprodotto di ciò che facciamo ed è sincero apprezzamento di quello che abbiamo. La felicità è più uno stato mentale che un'emozione.

Il viaggio verso la felicità richiede di guardare in faccia la realtà. Il buddismo si concentra sul domare la mente e le sue varie delusioni, incomprensioni e voglie. Per raggiungere l'equanimità , un profondo senso di benessere e felicità , dobbiamo esercitarci quotidianamente.

Chi compie questa scelta siamo noi, in ogni singolo momento delle nostre vite. Come reagiamo agli avvenimenti determina il destino che vivremo come riflesso e risonanza delle nostre azioni. Scegliere di essere felici, nonostante tutto, è una scelta che ci permette di riconoscere in noi la matrice della vita. Siamo tutti esploratori delle nostre emozioni, pensieri positivi creano azioni positive. Quando scegliamo di essere felici, senza una ragione per esserlo, stiamo scegliendo di realizzare la nostra pace interiore.

Il mondo esterno influenza notevolmente il nostro mondo interiore e non sempre in maniera positiva. Come esseri umani siamo arrivati a un momento critico della nostra esistenza, a un punto di irreversibilità. Siamo tutti iper-connessi, grazie alla tecnologia che non smette mai di stupirci. Se guardiamo in faccia la nostra realtà, riconosciamo che siamo completamente disconnessi dalla realtà interiore.

Come disse Leo Tolstoj: "La felicità è un'allegoria, l'infelicità è una storia". Molte persone abbracciano l'infelicità per attirare attenzione. Ergo: non vogliamo essere felici sul serio, ma ancora non lo sappiamo. Alcuni individui si sentono in colpa nel provare sentimenti di gioia, mentre altri soffrono. Questo avviene come naturale conseguenza dell'influenza culturale che sentiamo: la nostra cultura, quella occidentale, è ben diversa dal taoismo cinese o dalla prospettiva islamica o ancora dalla filosofia buddista.

Un profeta piuttosto famoso, chiamato Mahatma Gandhi diceva: "La felicità è quando ciò che pensi e ciò che dici e ciò che fai sono in armonia." In sostanza, la felicità non è lineare, continuiamo a ridefinire il nostro rapporto con Lei. Essere felici è semplicemente una scelta personale, va oltre le emozioni e i sentimenti, e come tutte le decisioni che prendiamo, non è semplice. Profonda, sentita, decisa, faticosa, incastrata a metà tra il cuore e il cervello, scivolosa come acqua, impercettibile come aria, calda come il fuoco. C'è, è lì, pronta per noi, ma sta solo a noi sceglierla.

Entrambi gli approcci - Benessere soggettivo e Buddismo, concordano sul fatto che la felicità è qualcosa che deve essere coltivata; è più di un'emozione. La felicità è uno stato mentale. Pertanto, non si può donare agli altri. Spesso siamo mossi dal desiderio di rendere felici gli altri, ma è un'azione che va al di là del nostro potenziale umano: ciascuno può trovare la felicità solo lavorando su se stesso.


Fonte:
https://www.elle.com/it/

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