L'ossessione per la ricerca della felicità diventa la nostra gabbia;
essere felici è una scelta, uno stato mentale, non un'emozione.
Essere felici fa paura…
"Avere successo
vuol dire ottenere quello che vuoi, essere felici significa volere
quello che si ha". Quando siamo ossessionati da qualcosa, come
il diventare una persona di successo, l'ossessione si trasforma nella
nostra stessa gabbia.
La felicità è una
scelta ma anche l'infelicità lo è. Ma la felicità non è gratis,
anzi! Costa moltissimo! Costa rinunciare al lamentarsi, all’essere
ripiegati su se stessi; costa avere il coraggio di fidarsi mettendo
in discussione le proprie certezze; costa avere come obiettivo il
massimo e non accontentarsi mai del mediocre. È un cammino
quotidiano e costante, per temerari e coraggiosi.
Più cerchiamo in
tutti i modi di essere felici, meno ci godiamo quello che abbiamo.
Spesso pensiamo che la formula per il successo ci renderà felici, ma
la costante ed eterna, ossessiva, morbosa ricerca della felicità ci
rende schiavi anziché liberi. In poche parole: rimaniamo
insoddisfatti e questo ci impedisce di essere positivi e, di
riflesso, di diventare felici.
Questo è ciò che
in psicologia viene definito il paradosso della felicità: quando la
persegui, non lo raggiungi. Essere felici nonostante tutto è un
sottoprodotto di ciò che facciamo ed è sincero apprezzamento di
quello che abbiamo. La felicità è più uno stato mentale che
un'emozione.
Il viaggio verso la
felicità richiede di guardare in faccia la realtà. Il buddismo si
concentra sul domare la mente e le sue varie delusioni,
incomprensioni e voglie. Per raggiungere l'equanimità , un profondo
senso di benessere e felicità , dobbiamo esercitarci
quotidianamente.
Chi compie questa
scelta siamo noi, in ogni singolo momento delle nostre vite. Come
reagiamo agli avvenimenti determina il destino che vivremo come
riflesso e risonanza delle nostre azioni. Scegliere di essere felici,
nonostante tutto, è una scelta che ci permette di riconoscere in noi
la matrice della vita. Siamo tutti esploratori delle nostre emozioni,
pensieri positivi creano azioni positive. Quando scegliamo di essere
felici, senza una ragione per esserlo, stiamo scegliendo di
realizzare la nostra pace interiore.
Il mondo esterno
influenza notevolmente il nostro mondo interiore e non sempre in
maniera positiva. Come esseri umani siamo arrivati a un momento
critico della nostra esistenza, a un punto di irreversibilità. Siamo
tutti iper-connessi, grazie alla tecnologia che non smette mai di
stupirci. Se guardiamo in faccia la nostra realtà, riconosciamo che
siamo completamente disconnessi dalla realtà interiore.
Come disse Leo
Tolstoj: "La felicità è un'allegoria, l'infelicità è una
storia". Molte persone abbracciano l'infelicità per attirare
attenzione. Ergo: non vogliamo essere felici sul serio, ma ancora non
lo sappiamo. Alcuni individui si sentono in colpa nel provare
sentimenti di gioia, mentre altri soffrono. Questo avviene come
naturale conseguenza dell'influenza culturale che sentiamo: la nostra
cultura, quella occidentale, è ben diversa dal taoismo cinese o
dalla prospettiva islamica o ancora dalla filosofia buddista.
Un profeta piuttosto
famoso, chiamato Mahatma Gandhi diceva: "La felicità è quando
ciò che pensi e ciò che dici e ciò che fai sono in armonia."
In sostanza, la felicità non è lineare, continuiamo a ridefinire il
nostro rapporto con Lei. Essere felici è semplicemente una scelta
personale, va oltre le emozioni e i sentimenti, e come tutte le
decisioni che prendiamo, non è semplice. Profonda, sentita, decisa,
faticosa, incastrata a metà tra il cuore e il cervello, scivolosa
come acqua, impercettibile come aria, calda come il fuoco. C'è, è
lì, pronta per noi, ma sta solo a noi sceglierla.
Entrambi gli
approcci - Benessere soggettivo e Buddismo, concordano sul fatto che
la felicità è qualcosa che deve essere coltivata; è più di
un'emozione. La felicità è uno stato mentale. Pertanto, non si può
donare agli altri. Spesso siamo mossi dal desiderio di rendere felici
gli altri, ma è un'azione che va al di là del nostro potenziale
umano: ciascuno può trovare la felicità solo lavorando su se
stesso.
Fonte:
https://www.elle.com/it/
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