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domenica 10 novembre 2019

Il Tempo non esiste, è frutto dalla mente umana





Che cos’è il tempo? È reale o è soltanto un prodotto della nostra immaginazione? Esiste un inizio ed una fine del tempo? Perché il tempo scorre sempre in avanti? Perché ricordiamo il passato e non il futuro? Può il concetto di tempo fornire la base per la tanto agognata Teoria del Tutto?

Sant’Agostino, nelle Confessiones, afferma: “Allora che cosa è il tempo? Se nessuno me lo domanda, lo so. Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più” e, più recentemente, il fisico Julian Barbour: “possiamo riconoscere e misurare il tempo ma non lo comprendiamo” ed è “significativo che c’è un così debole accordo su cosa esso sia realmente e su come cercare una soluzione a tale domanda”.

La scienza moderna ha sinora adottato, nei confronti del tempo, un approccio sostanzialmente “operazionale”, limitato cioè alla sua misurazione, relegando ad un livello secondario il problema della comprensione profonda del suo significato.

«Einstein si è accorto che in mezzo fra quello che chiamiamo “passato” e quello che chiamiamo “futuro” c’è qualcos’altro che prima nessuno aveva notato. Non c’è soltanto un effimero e istantaneo “presente”, c’è molto di più. Il motivo per cui questo “qualcos’altro” di solito non lo notiamo è che dura molto poco. Quanto dura questo “né passato né futuro” dipende dalla distanza. Per esempio se noi stiamo parlando nella stessa stanza, l’intervallo che non è né passato né futuro è di qualche nanosecondo, cioè pochissimo, e non lo notiamo. Se stiamo telefonandoci da NewYork dura un millisecondo, ancora troppo poco per notarlo, ma se io sono sulla terra e qualcun’altro è su Marte, allora il “né passato né futuro” dura un quarto d’ora, e questo sì che si nota.

Per questo non si può avere una conversazione semplice fra Marte e la Terra: perché anche se io provo a rispondere non appena sento la tua domanda, tu comunque avrai la mia risposta dopo 15 minuti. Quei quindici minuti non sono né nel mio passato né nel mio futuro. Sono nella “zona intermedia”. Ma le conseguenze sono importanti. Significa che non si può dire “in questo momento nell’universo le cose sono così e cosà”. Non esiste, in realtà un “questo momento”, nell’universo».

Secondo le conclusioni di illustri fisici, tra cui Rovelli – il tempo non é una dimensione fondamentale dell’universo e nemmeno indispensabile per studiarne le strutture. Ma ogni individuo percepisce il tempo: la sensazione del passato ricordato che ci causa gioia o dolore; la sensazione del futuro, di ciò che non sappiamo e che possiamo solo prevedere, sede delle nostre ambizioni e delle nostre preoccupazioni. Il tempo fisico, che pare non esistere così come lo immaginiamo, è nato dalla mente umana in cui risiede la sensazione di un continuo scorrere, che l’uomo ha voluto chiamare semplicemente “tempo”. La risoluzione del mistero del tempo come abitualmente lo intendiamo è dunque dentro di noi, lì nel luogo in cui è nato. La parte del nostro cervello in cui risiedono i ricordi, la memoria, ha creato dentro di noi la sensazione di lasciarci alle spalle qualcosa, il passato. Lo stesso si può dire del futuro: l’uomo è una macchina per prevedere eventi; la maggior parte dei nostri pensieri sono previsioni. Ogni cosa che facciamo, la compiamo perché abbiamo fatto delle previsioni e da qui nasce il concetto illusorio di futuro.

Se l’uomo non avesse la capacità di memorizzare, non avrebbe un “passato”, se l’uomo non avesse la capacità di prevedere, non avrebbe un “futuro”. Eppure è grazie al passato e al futuro degli sforzi della mente umana che l'universo si rivela; è nel tempo che il mistero del tempo squarcia il suo velo.




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