Il campo
magnetico della Terra potrebbe essere più vicino all'inversione dei
poli, come suggeriscono alcuni "segnali" rilevati dagli
scienziati.
Ecco cos’è e
quali sono i rischi.
L'inversione del poli magnetici è un fenomeno naturale e periodico, avvenuto almeno un centinaio di volte negli ultimi 170 milioni di anni. L'ultima inversione completa è avvenuta circa 780mila anni fa, come ha riferito il dottor Domenico Di Mauro, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e coordinatore di tre osservatori geomagnetici in Italia. Un'inversione quasi completa, che alla fine non si è concretizzò, è avvenuta 40mila anni fa.
L'inversione del poli magnetici è un fenomeno naturale e periodico, avvenuto almeno un centinaio di volte negli ultimi 170 milioni di anni. L'ultima inversione completa è avvenuta circa 780mila anni fa, come ha riferito il dottor Domenico Di Mauro, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e coordinatore di tre osservatori geomagnetici in Italia. Un'inversione quasi completa, che alla fine non si è concretizzò, è avvenuta 40mila anni fa.
Negli ultimi tempi
sono state registrate oscillazioni tali che gli esperti hanno persino
deciso di rivedere in anticipo il World Magnetic Model, ovvero
il modello che sta alla base delle carte e dei sistemi di navigazione
di navi e aerei. L'ultimo aggiornamento è stato fatto nel 2015 e
sarebbe dovuto restare in vigore fino al 2020, tuttavia i recenti
cambiamenti hanno spinto i ricercatori a rivederlo già all'inizio di
quest'anno. Il rilascio del nuovo modello era inizialmente previsto
per il 15 gennaio, ma lo shutdown in corso negli Stati Uniti
ha fatto posticipare il tutto al 30 gennaio 2019.
Cosa rischiamo
Il rischio principale dell'inversione dei poli è legato al fatto che potrebbe “spegnersi” lo scudo che ci protegge dalle pericolosissime radiazioni provenienti dallo spazio. Studi multidisciplinari condotti sui fossili di animali vissuti ai tempi delle precedenti inversioni non hanno tuttavia registrato impatti significativi sulla vita, dunque c'è un cauto ottimismo sulle potenziali conseguenze di un simile fenomeno. Il dottor Di Mauro ci ha sottolineato che comunque l'inversione non è un evento repentino, che avviene dall'oggi al domani, ma impiega circa 4-5mila anni prima di concretizzarsi.
Cosa rischiamo
Il rischio principale dell'inversione dei poli è legato al fatto che potrebbe “spegnersi” lo scudo che ci protegge dalle pericolosissime radiazioni provenienti dallo spazio. Studi multidisciplinari condotti sui fossili di animali vissuti ai tempi delle precedenti inversioni non hanno tuttavia registrato impatti significativi sulla vita, dunque c'è un cauto ottimismo sulle potenziali conseguenze di un simile fenomeno. Il dottor Di Mauro ci ha sottolineato che comunque l'inversione non è un evento repentino, che avviene dall'oggi al domani, ma impiega circa 4-5mila anni prima di concretizzarsi.
Gli effetti di un
simile evento potrebbero essere simili (ma amplificati) a quelli
prodotti dalle comuni tempeste geomagnetiche provocate dal vento
solare, che possono danneggiare satelliti, comunicazioni radio e
sistemi di navigazione GPS quando sono particolarmente intense. ll
famigerato "evento di Carrington" del 1859 legato a un
potentissimo brillamento solare distrusse le linee telegrafiche –
le uniche disponibili all'epoca – e produsse persino alcuni
incendi.
In un mondo
ipertecnologico e iperconnesso come il nostro, lo “sfondamento”
del campo magnetico terrestre da parte delle radiazioni solari
potrebbe innescare danni potenzialmente catastrofici. Tra le
conseguenze dell'impatto del vento solare col campo magnetico
terrestre ci sono anche le spettacolari aurore polari; con
bombardamenti di particelle particolarmente intensi potrebbero
verificarsi anche molto lontano dai poli. L'evento di Carrington, ad
esempio, produsse un'aurora boreale visibile persino a Roma e alle
Hawaii.
Un campo magnetico con segni di debolezza
A preoccupare gli scienziati (ma senza alcun allarmismo) non c'è solo l'inversione dei poli magnetici, ma anche l'indebolimento del campo geomagnetico relativo alla cosiddetta Anomalia del Sud Atlantico o SAA (South Atlantic Anomaly). Si tratta di una specifica zona del campo magnetico terrestre caratterizzata da un'intensità sensibilmente inferiore rispetto al resto della magnetosfera. In quest'area, che si estende dal Cile allo Zimbawe, risulta essere così debole che i satelliti che lo attraversano rischiano addirittura di essere “fritti” dalle radiazioni.
Un campo magnetico con segni di debolezza
A preoccupare gli scienziati (ma senza alcun allarmismo) non c'è solo l'inversione dei poli magnetici, ma anche l'indebolimento del campo geomagnetico relativo alla cosiddetta Anomalia del Sud Atlantico o SAA (South Atlantic Anomaly). Si tratta di una specifica zona del campo magnetico terrestre caratterizzata da un'intensità sensibilmente inferiore rispetto al resto della magnetosfera. In quest'area, che si estende dal Cile allo Zimbawe, risulta essere così debole che i satelliti che lo attraversano rischiano addirittura di essere “fritti” dalle radiazioni.
Non è chiaro a cosa
sia dovuto questo indebolimento, ma per gli scienziati
dell'Università di Rochester sarebbe coinvolta una vasta area di
densa roccia sita al confine tra il nucleo esterno (liquido) della
Terra e il mantello soprastante, più freddo e rigido. Come
riferitoci dal dottor Di Mauro, anche questo indebolimento potrebbe
essere un segnale dell'approssimarsi dell'inversione dei
poli.
https://scienze.fanpage.it/
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