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sabato 2 marzo 2019

Come il tuo Pensiero crea la realtà




Già nel 1700, il filosofo Immanuel Kant sosteneva che la mente modella la realtà, attraverso le forme che percepisce. Più di tre secoli dopo, la Psicologia Quantistica spiega, con un linguaggio scientifico, come questo sia possibile.

Nel 1909, un esperimento cambia per sempre i connotati della fisica classica. Il fisico Geoffrey Ingram Taylor, studiando il comportamento dei fotoni in laboratorio, in uno dei suoi esperimenti, “sparò” un fascio di fotoni su una barriera con una doppia fenditura. Le particelle invece di transitare per una sola fessura, le attraversarono tutte e due simultaneamente, cosa che contraddiceva con le leggi della fisica tradizionale. Si comportarono cioè come se guardassero attraverso gli occhi dello scienziato. Fu come se l’osservatore avesse influenzato la particella, attraverso il semplice fatto di essere presente all’esperimento.

Questo esperimento, ripetuto nel 1998 con apparecchiature più sofisticate e sensibili, confermò il risultato, dimostrando che le particelle elementari di cui tutto l’universo è composto, venivano influenzate dall’osservatore. Secondo l’interpretazione elaborata nel 1927 da Niels Bohr e Werner Heisenberg, conosciuta come l’ “Interpretazione di Copenaghen”, l’universo esiste in quanto numero infinito di possibilità sovrapposte e tutte presenti contemporaneamente come possibili. L’atto di un osservatore determina l’attivazione di quei potenziali su cui è concentrato: in altri termini, la realizzazione materiale di quello che si pensa e si osserva.

Oggi, anche la fisica quantistica afferma quello che le antichissime culture orientali definivano “Maya”: ossia che la realtà è un’illusione. Le implicazioni di quanto detto sono notevoli: siamo parte di una realtà che creiamo man mano che la osserviamo.

Perché allora la realtà non corrisponde ai nostri più felici desideri?

Il cervello è più complesso di quello che si immagina: la nostra mente è multidimensionale, ossia opera in diverse frequenze e modalità. Desiderare una cosa a livello cosciente non basta a materializzarla nella realtà, se a livello inconscio non siamo persuasi della sua possibilità. Noi, in sostanza, creiamo la nostra vita in base ai convincimenti profondi che abbiamo su chi siamo e su ciò che crediamo possibile.

Non basta volere e desiderare (di cui se ne occupa la parte cosciente del nostro cervello), ma occorre anche saper accettare, permettere a un livello profondo (inconscio e anima), che i nostri propositi ci possano “trovare”.

Il mondo che osserviamo esterno a noi, è quindi il riflesso di ciò che, inconsapevolmente, siamo a livello inconscio. Trovare un posto di lavoro o l’anima gemella non è così facile, perché se io, pur desiderando guadagnare molti più soldi, ho radicata in me la convinzione che il denaro sia pericoloso, oppure se desidero una compagna, ma credo di non piacere alle donne, ho evidentemente dentro di me un’incongruenza tra la mia parte cosciente e la mia parte profonda.

La psicologia quantistica, partendo dall’assunto che la nostra realtà è una nostra proiezione e che quindi noi siamo gli unici responsabili di quello che viviamo, si rivolge direttamente al cuore del problema, ossia alle nostre convinzioni inconsce limitanti. È solo cambiando queste ultime che possiamo cambiare la nostra vita


Fonte: https://www.fisicaquantistica.it/

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