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domenica 20 gennaio 2019

Waking Life - La vita da svegli è un sogno sotto controllo


Waking Life, Film di Richard Linklater - Considerato uno dei capolavori del cinema del terzo millennio. 





"Io temo che stiamo perdendo la capacità del vivere con passione, di assumerci la responsabilità di quello che siamo, la capacità di raggiungere dei risultati e di sentirci soddisfatti della vita"

"La vita da svegli è un sogno sotto controllo", affermava il filosofo spagnolo George Santayana, rappresentante illustre del cosiddetto realismo critico della prima metà del Novecento. E proprio da questa massima Richard Linklater è partito per realizzare "Waking Life".

Un capolavoro di creatività sotto tutti i livelli dall’animazione alle tematiche affrontate. Il film è la storia di un’esperienza fuori dal corpo (OBE) in cui il protagonista vive una sorta di viaggio iniziatico alla scoperta del significato dell’esistenza. E’ un ottimo spunto di riflessione e ci autorizza a sollevare parecchie questioni sulla vita, l’universo e di come sia tutto connesso.

In "Waking Life", Linklater sposa alcuni passaggi fondamentali del realismo critico, per l'appunto, e formula una cogente critica all'idealismo: conoscenza e coscienza sono termini non sovrapponibili e la seconda sopraggiunge solo attraverso un processo mediato dal nostro intelletto, attraverso una forma di ragionamento che ci porta a possedere materialmente qualcosa che abbiamo esperito soltanto in senso fuggevole.

Ed è vero anche il procedimento inverso: essere coscienti di star sognando non implica automaticamente la conoscenza di quel sogno. "Waking Life" è un processo mentale che si crea davanti ai nostri occhi, è una teoria filosofica che si fa pellicola cinematografica, un'opera che mette in scena ambiziosamente il "non filmabile", attraverso un sapiente (e stupefacente) uso dell'immagine e, soprattutto, della parola.

Il film non è altro che quel processo mediato in cui anche Linklater crede fortemente: dal sogno inconsapevole e apparentemente ancorato al caos si arriva infine alla coscienza dell'onirismo, quasi al poterne disporre a piacimento, attraverso una presa d'atto del protagonista che l'esperienza del sogno è l'unica mediante cui gli è possibile avere finalmente chiaro ciò in cui crede, in cui non crede, ciò che davvero gli interessa nel mondo e ciò che trova superfluo.

L'obiettivo finale, allora, diventa il predominio sull'incontrollabile: mano a mano che gli incontri si succedono, i temi più astrusi lasciano il campo all'essere umano in sé.

Il sogno, per Linklater, non è fuga dalla realtà o tradimento dei propri ideali, bensì è una sorta di realtà parallela attraverso la quale il suo stile può spogliarsi di tutto ciò che è terreno per portare alla massima concentrazione i temi che sono alla base della sua arte.

Un film fatto di pensiero, idea, riflessione allo stato puro, non inquinata da nient'altro che non sia frutto del sogno stesso, vero e unico protagonista, unico a godere di un nome, di cui invece vengono privati i personaggi.


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