Waking Life, Film di Richard Linklater - Considerato uno dei capolavori del cinema del terzo millennio.
"Io temo che
stiamo perdendo la capacità del vivere con passione, di assumerci la
responsabilità di quello che siamo, la capacità di raggiungere dei
risultati e di sentirci soddisfatti della vita"
"La vita da
svegli è un sogno sotto controllo", affermava il filosofo
spagnolo George Santayana, rappresentante illustre del
cosiddetto realismo critico della prima metà del Novecento. E
proprio da questa massima Richard Linklater è partito per
realizzare "Waking Life".
Un capolavoro di
creatività sotto tutti i livelli dall’animazione alle tematiche
affrontate. Il film è la storia di un’esperienza fuori dal corpo
(OBE) in cui il protagonista vive una sorta di viaggio iniziatico
alla scoperta del significato dell’esistenza. E’ un ottimo spunto
di riflessione e ci autorizza a sollevare parecchie questioni sulla
vita, l’universo e di come sia tutto connesso.
In "Waking
Life", Linklater sposa alcuni passaggi fondamentali
del realismo critico, per l'appunto, e formula una cogente critica
all'idealismo: conoscenza e coscienza sono termini non sovrapponibili
e la seconda sopraggiunge solo attraverso un processo mediato dal
nostro intelletto, attraverso una forma di ragionamento che ci porta
a possedere materialmente qualcosa che abbiamo esperito soltanto in
senso fuggevole.
Ed è vero anche il
procedimento inverso: essere coscienti di star sognando non implica
automaticamente la conoscenza di quel sogno. "Waking Life"
è un processo mentale che si crea davanti ai nostri occhi, è una
teoria filosofica che si fa pellicola cinematografica, un'opera che
mette in scena ambiziosamente il "non filmabile",
attraverso un sapiente (e stupefacente) uso dell'immagine e,
soprattutto, della parola.
Il film non è altro
che quel processo mediato in cui anche Linklater crede fortemente:
dal sogno inconsapevole e apparentemente ancorato al caos si arriva
infine alla coscienza dell'onirismo, quasi al poterne disporre a
piacimento, attraverso una presa d'atto del protagonista che
l'esperienza del sogno è l'unica mediante cui gli è possibile avere
finalmente chiaro ciò in cui crede, in cui non crede, ciò che
davvero gli interessa nel mondo e ciò che trova superfluo.
L'obiettivo finale,
allora, diventa il predominio sull'incontrollabile: mano a mano che
gli incontri si succedono, i temi più astrusi lasciano il campo
all'essere umano in sé.
Il sogno, per
Linklater, non è fuga dalla realtà o tradimento dei propri
ideali, bensì è una sorta di realtà parallela attraverso la quale
il suo stile può spogliarsi di tutto ciò che è terreno per portare
alla massima concentrazione i temi che sono alla base della sua arte.
Un film
fatto di pensiero, idea, riflessione allo stato puro, non
inquinata da nient'altro che non sia frutto del sogno stesso, vero e
unico protagonista, unico a godere di un nome, di cui invece vengono
privati i personaggi.
http://www.ondacinema.it
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